Tutto ciò senza mai dimenticare di seguire i progetti di AIFI ma sempre unendo la passione per la finanza a quella per il mondo dell’impresa. Direttrice generale di AIFI, consigliere indipendente e docente universitario, quello di Anna Gervasoni è sicuramente un curriculum vitae atipico: conciliare la passione per l’impresa e la finanza con l’attività accademica non è facile.
Esistono tre mondi: la finanza, l’impresa e la consulenza. Anche se questi sembrano molto lontani tra loro esistono modi per farli coesistere e la scelta di intraprendere una carriera in finanza non sempre implica l’esclusione dal mondo industriale. Ovviamente se si intraprende una carriera nel Capital Market è più difficile poi traslare le conoscenze in un’impresa, mentre il Corporate Finance è sicuramente la scelta più adatta a persone che non vogliono rinunciare al mondo dell'impresa. Anche il passaggio inverso è possibile: nel mondo della finanza sono molto gradite le esperienze aziendali, soprattutto nel Private Equity, purché sia fatta in aziende di dimensioni rilevanti e con una impostazione altamente professionale. La consulenza poi è la vera congiunzione tra gli altri due mondi: il lavoro di un consulente non è poi così diverso da quello di un responsabile
strategico di un’azienda. Ma è parlando del mondo dell’impresa che Anna Gervasoni ha più consigli da dare e fa trasparire così la sua grande passione. Parlando di impresa si deve distinguere tra impresa di famiglia e non, di impresa medio-piccola e grande impresa. Iniziare dedicandosi a tempo pieno all’impresa della propria famiglia, è sconsigliabile: all’inizio non si riesce a portare nessuna competenza ed è più utile maturare esperienza in altre realtà.
Nelle imprese piccole il percorso diventa un po’ random: tante variabili contribuiscono a disegnare la carriera futura. L’opposto invece avviene nelle grandi aziende dove si imparano precise procedure, si acquisiscono competenze e la strutturazione delle mansioni è de nita. Si può crescere molto e si impara da realtà complesse. Iniziare la carriera in realtà piccole rende poi difficile traghettarsi in altre realtà. Lavorare in grandi realtà fa sì che sia più facile poi cambiare percorso.
I consigli comunque sono di parlare con tante persone che lavorano nei diversi mondi per capire come funzionano davvero e fare degli stage per capire per quale realtà si è più portati. Infatti ognuno si trova meglio in determinati contesti ed è fondamentale scegliere la carriera più adeguata al proprio essere.
Per esempio il Private Equity è molto vicino all’impresa e richiede le skill del consulente e dell’imprenditore, ovvero la capacità di essere “multitasking”. E ancora di più il Venture Capital che vuole un forte contatto con il mondo dell’innovazione ed un’alta capacità di assumersi rischi.
Tuttavia nei primi anni di carriera nessuna scelta è irreversibile, si può cambiare in ogni momento. Una figura chiave è quella del capo. Infatti questo ricopre un ruolo fondamentale: deve avere a cuore la crescita del sottoposto e saper insegnare. Sarebbe normalissimo non accettare un lavoro perché non si stimano i dirigenti oppure i colleghi: la cultura aziendale non è altro che la cultura e l’attitudine delle persone e in questo campo anche “il feeling” è qualcosa che deve scaturire naturalmente. Il lavoro e l’inserimento nel team è fondamentale, specialmente all’inizio della carriera. Si vince sempre in squadra. E poi, all’inizio..
Bisogna darsi delle priorità, razionalizzare la propria vita, fare delle rinunce e se necessario, cambiare rotta!
Anna Gervasoni non nega che in fase iniziale ha dovuto togliere un po’ di attenzione alla carriera accademica per portare avanti quella in AIFI e a volte è stato necessario cambiare priorità, come quando ha deciso di lasciare Bocconi per la nascente Università Carlo Cattaneo o quando, diventata mamma, ha scelto di dare priorità alla sua vita privata. Ha detto tanti “no” a svariate opportunità e molti sono stati dettati dalla volontà di voler fare le cose “fatte bene” e voler trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata. In questo ambito l’essere una mamma lavoratrice ha insegnato ad Anna Gervasoni a delegare di più e strutturare diversamente il proprio impegno professionale. Questo ha giovato molto anche ad AIFI, che grazie a queste scelte ora è una realtà strutturata e dinamica, che pone molta attenzione alle esigenze personali di chi ci lavora, come ogni azienda dovrebbe saper fare. La flessibilità infatti è un aspetto importante e non può che giovare alla struttura delle aziende italiane.
La carriera, e anche la vita, di Anna Gervasoni è sicuramente l’esempio più grande di cosa si deve tenere in mente per intraprendere una carriera di successo e che renda soddisfatti di se stessi, ma lei tiene a dare anche dei consigli molto espliciti a chi voglia intraprendere una carriera nel Private Equity.
Il primo è quello di dimostrare tutto all’inizio, puntare a dare il 100% e farsi conoscere anche per la disponibilità al lavoro: questo non significa togliere tempo ad altro, compresi gli svaghi più vari, perché con la volontà alla ne si riesce a conciliare tutto. Poi è importante “gettare il cuore al di là dell’ostacolo”, i giovani sono sempre angosciati dalla scelta del futuro, ma alcune decisioni vanno prese “di pancia” e, come dice la Prof.ssa Gervasoni “Non fate sempre calcoli!”. Infine lei consiglia di non perdere mai il contatto con i Mentor, perché è fondamentale avere un confronto con qualcuno di cui ti fidi.
Team Mentors4u